GLI ARCHI DI PASQUA
La tradizione degli “Archi di Pasqua” nasce intorno a metà del ‘700 per celebrare il trionfo di Cristo sulla morte.
Inizialmente gli Archi erano formati dalla sola struttura centrale: gli archi centrali.
Gli archi centrali vengono chiamati anche “archi di trionfo”, proprio per richiamare il trionfo di Cristo sulla morte. Accanto alla tradizione degli Archi di Pasqua nascono due Confraternite “Confraternita del Rosario” e “Confraternita del Risorto” ad ognuna delle quali era assegnata la gestione degli altari laterali della chiesa Madre, (con il volto rivolto all’altare principale e le spalle all’ingresso della chiesa madre) l’altare a sinistra dell’altare principale della Madonna del Rosario e San Domenico, alla prima, e alla seconda l’altare a destra, altare del Santissimo Sacramento. (andate in chiesa madre a leggere le bolle e i contratti esposti negli espositori in legno)
Solo a inizio del 1900 le confraternite diventano “Madunnara” e “Signurara”.
Inizialmente gli archi venivano costruiti per due soli giorni, dalla mattina del venerdì santo alla sera della domenica di Pasqua.
Per tutto il venerdì e il sabato gli archi restavano soltanto coperti di rosmarino, (tradizione che è rimasta ancora oggi) che simboleggia il lutto. La notte tra il sabato santo e la domenica di Pasqua gli archi venivano decorati con delle ciambelle di pane chiamate cuddure e dei pani dolci chiamati marmurate. Il pane e le marmurate che decoravano gli archi erano regalati dalle persone più benestanti che a fronte di una promessa (per grazia ricevuta o per devozione) devolvevano il pane alle persone più bisognose. Quindi la sera di Pasqua, gli archi venivano scaricati, cioè veniva tolto tutto il pane e le marmurate e donati ai più poveri del paese e dei paesi vicini.
Più spesso capitava che i proprietari terrieri donavano una certa quantità di frumento (a scelta loro la quantità) e affidavano l’incarico della realizzazione dei pani ad un loro impiegato (vedi chiesa madre contratto realizzazione pane per arco).
Nel corso degli anni e precisamente dalla fine anni 70 inizio 80 gli archi centrali sono stati affiancati da altre costruzioni, il viale e la facciata.
Tutte le costruzioni si estendono nel corso principale del paese, che si trova in posizione parallela alla facciata della chiesa madre. Quest’ultima infatti divide lo spazio riservato ad ognuna delle Confraternite. È proprio davanti la chiesa madre che avviene l’incontro tra la Madonna e Cristo la mattina di Pasqua.
Anche se le strutture sono state ampliate e le facciate e i viali cambiano ogni anno, la tradizione è rispettata nella costruzione degli archi centrali.
Ogni arco è costituito da due pali alti sei metri e collegati tra di loro da una trave orizzontale che viene chiamata “ancidda”. Questa trave prende il nome appunto dalle anguille che venivano pescate nel fiume Platani. A questa trave vengono legati, formando una X, altre due travi, ed infine 4 pannelli triangolari che formeranno una doppia farfalla. È proprio sopra questi pannelli che verranno poste le cuddure e le marmurate.
Le cuddure sono dei pani veri e propri a forma di ciambella che inizialmente erano messe sugli archi in varie dimensioni, e le marmurate, che sono delle paste ricoperte di glassa bianca e diavolini. Le marmurate sono di varie forme e proprio queste forme sono piene di significato religioso e simbolico, che richiama il rapporto Dio-uomo, terra-lavoro.
La chiesa, il rosone e la campana simboleggiano il potere spirituale; gli angeli e le stelle simboleggiano l’universo;
-il calice rappresenta l’eucaristia;
-la palma rappresenta la resurrezione;
-il gallo rappresenta la sveglia del contadino; l’aquila a due teste rappresenta il potere dello stato.
Ogni Confraternita quindi prepara una facciata, un viale e un arco centrale. Tutto il complesso, facciata-viale-arco centrale, rappresenta una chiesa.
La facciata è il prospetto della chiesa, il viale la navata e l’arco centrale è l’abside.
Le due confraternite allestiscono il corso in modo speculare, tanto da condividere la parte che rappresenta l’abside e dunque al momento della resurrezione avviene tra i due archi centrali ciò che avviene nell’abside durante l’eucaristia, il rinnovo della promessa di Cristo al popolo Cristiano.
La costruzione degli archi è costituita da varie fasi.
Intanto la progettazione, di cui si occupano gli architetti o gli artisti del paese. In seguito vengono preparate tutte le strutture in ferro ed infine queste strutture vengono ricoperte con diversi materiali. I materiali utilizzati, sono tutti perlopiù forniti dalla natura del nostro territorio.
S. Biagio è circondato da due fiumi che formano delle vallate. È proprio in queste vallate che crescono le canne, elemento essenziale nella costruzione di tutele strutture. Anticamente la canna era anche un unità di misura nel sistema metrico siculo, e corrispondeva a circa 2,5 metri.
Le canne poi erano l’elemento che veniva piantato dai contadini ai confini dei terreni, perché anche se il vicino avesse voluto rubare parte del terreno confinante, pur tagliando le canne alla base, alle prime piogge le canne rispuntavano e il confine era ridefinito.
Nei terreni vicini ai fiumi poi sono coltivate le arance, anche queste utilizzate nelle decorazioni laterali soprattutto dell’arco centrale.
Altri materiali utilizzati sono il salice, i datteri, alloro, rosmarino, cereali vari, pasta e pane (fatto di pasta di sale).
Le decorazioni del viale sono soprattutto le ninphe, che sono particolari lampadari a forma di pera. Le ninphe inizialmente erano fatte essenzialmente da datteri, ma con il tempo si utilizzano materiali come nocciole, granoturco e ceci.
Altre decorazioni del viale sono quadri, dipinti, a mosaico di cereali, o con altri materiali e che generalmente rappresentano immagini di santi o motivi religiosi in generale, e soprattutto svariate forme di pane che nella maggior parte dei casi rappresentano elementi della natura come frutti e fiori. Ogni anno comunque viene adottato un tema da ogni confraternita e all’interno del viale si segue sempre quel tema.
Negli ultimi decenni si è creato uno spazio all’interno dei viali delle confraternite, denominato piazzetta, all’interno del quale viene realizzato un monumento che affronta una tematica particolare, che può avere rilievo locale, nazionale, sociale. Alla fine del periodo di esposizione degli archi il monumento viene utilizzato come arredo urbano e i pezzi decorativi più belli di ogni edizione vengono conservati dal 2009 al Museo degli Archi.